Il programma fantasma

Sarebbe troppo facile commentare e trovare difformità, incongruenze e disaccordi su  quanto scritto nel programma presentato dal capolista (l’attuale presidente FOI) dell’unica squadra che concorrerà alle imminenti elezioni (27 aprile 2014) che eleggeranno il nuovo Consiglio Federale per il prossimo triennio e pertanto mi asterrò.

Evidenzierò, invece, quello che mi sarei aspettato di trovare scritto sul programma e che, al contrario non ho trovato.

Premessa: il programma viene stilato in un momento di crisi economica profondissima del Paese, della quale ancora non si vede lo sbocco, che ha compromesso in modo pesante le risorse finanziare anche degli allevatori amatoriali. Gli effetti si toccano con mano in tutte le associazioni e in alcune, pur di evitare l’abbandono da parte dei soci in difficoltà si arriva persino a concedere prestiti e dilazioni. Le imprese italiane, di qualsiasi settore, da oltre un decennio si sono poste come fine prioritario la riduzione dei costi. Anche per gli ultimi tre governi  il punto prioritario è la spending review. La FOI, invece, sembra che viva nel paese di Bengodi, per cui il problema della riduzione dei costi non si è mai posto e pare che continui a non porsi.

1 Riduzione dei costi  - mi sarei aspettato che il nuovo gruppo si fosse posto un obiettivo di riduzione delle spese nel triennio di almeno il 30%  (circa 300.000 euro) attraverso l’azzeramento dei costi del museo, il ridimensionamento del costo del personale e del costo delle consulenze e dei servizi etc.etc. e comunque pensare e programmare iniziative tali da abbattere i costi di gestione;

1)   Il Museo – mi aspettavo che gli accordi raggiunti con gli entranti “giovani leoni” avessero affrontato e messo a punto una strategia di riconversione o di dismissione programmata o di ripensamento complessivo sulla annosa, controversa e dibattuta questione del museo e invece temo non sia così. Penso anche che i soci abbiano finalmente il diritto di conoscere il bilancio analitico anche del museo, che sarà sicuramente e pesantemente negativo. Perciò ci vuole il coraggio di trovare una soluzione che azzeri o mitighi drasticamente, nel più breve tempo possibile, questi oneri.

2)   Aiuto e sostegno agli allevatori – l’ emorragia che è in atto tra gli allevatori, deve essere assolutamente fermata per evitare le prevedibili conseguenze. Una buona parte di quanto recuperato dai costi di cui ai punti precedenti, va ristornato agli allevatori attraverso la riduzione della quota di adesione FOI di almeno 15 euro, in media (con maggiori sconti alle fasce di età più basse);

3)   Politica sul territorio – sarebbe opportuno fornire precise indicazioni alle associazioni territoriali affinché si attivino per realizzare progetti di fusione e di integrazione, soprattutto per quanto riguarda l’organizzazione delle mostre, prevedendo la restante parte di risparmio come contributo economico. Per non parlare del “carrozzone” dei raggruppamenti che sono diventati come le Province italiane, che tutti vorrebbero abolire, ma che continuano tranquillamente a vivere e a prosperare ;

4)   Politica verso le altre associazioni/federazioni – fino ad oggi la Federazione ha seguito con caparbietà e tenacia la tecnica della difesa del monopolio, ostacolando, anche in modo scorretto, le legittime pretese di altri allevatori costituiti in altre federazioni. L’abbattimento della quota sociale nella misura di cui sopra, metterebbe la FOI in condizione di quasi competitività con il mercato e ciò le permetterebbe di varare una nuova politica di apertura e di collaborazione, indispensabile per fronteggiare gli attacchi che oramai vengono sistematicamente portati al nostro hobby da gruppi sociali e politici.

5)   Politica verso le Istituzioni ed i gruppi animalisti  - Fino ad oggi la FOI è stata totalmente assente! Non ha avuto neppure la forza di emettere un comunicato stampa nei momenti in cui ci sono stati portati attacchi durissimi dai gruppi animalisti e non solo. Vedi l’accordo siglato fra il Corpo Forestale dello Stato e  il gruppo animalista della Brambilla, vedi l’attacco che il WWF ha portato alla recente manifestazione di Bari, vedi l’associazione di Pordenone che è stata costretta ad abbandonare i locali della fiera. Insomma, mi sarei aspettato che questo nuovo gruppo dirigente mettesse tra i suoi compiti quello di dotare la Federazione di una propria “personalità politica”.  E invece, niente. Anzi addirittura la FOI è stata esclusa dall’elenco delle Associazione ambientaliste, nel quale era stata precedentemente inserita. Perché? Va bene così? Cosa si intende fare per essere riammessi?  Non sarebbe anche il caso di richiedere l’iscrizione nell’elenco delle lobbies (previsto dal DM 9febbraio2012 n. 2284)  indispensabile per potere esprimere le proprie opinioni sulle leggi che vengono emanate?. In quell'elenco sono già inserite LAV, LIPU, FederFauna e persino l’AISAD di Camillini.  E per concludere questo punto: un’associazione come la FOI che può contare su almeno 50.000 voti elettorali (soci con rispettivi famigliari) non si pone il problema di contattare tutte le forze politiche per trovare un qualche sostegno alle proprie ragioni? Vedi, ad esempio, la strategia del mondo animalista…..

6)   Variazione dello statuto - e che dire sull’introduzione del “voto pesante” per le associazioni?  Oggi succede che le associazioni con un numero rilevante di iscritti, quasi sempre le più propositive, vengono zittite da coalizioni di piccolissime associazioni che, non operando per niente ed addirittura senza neanche organizzare una mostra sociale all'anno, si sentono autorizzate a non far passare niente di quanto programmato dalle prime. A queste infatti non rimane che andare da sole a progettare, finanziarsi e realizzare attività che sicuramente non trovano solo sponde per se stesse ma per tutto il movimento, quindi mi chiedo che bisogno hanno allora di una Federazione centrale e dei suoi organi decentrati (Raggruppamenti) che sono proprio quelli che frenano l’attivismo di alcune (poche) associazioni perché l’inerzia delle altre (la maggioranza caratterizzata da pochissimi soci) esprime voti sfavorevoli alle richieste e proposte delle prime.

7)   Italia Ornitologica – affinché  funzioni la rivista è necessario nominare un Comitato di Redazione vero ed operante e questo è argomento vecchio e risaputo, magari riducendo drasticamente il numero dei redattori, ma che acquisisca l’autonomia operativa che dovrebbe avere rispetto al presidente della Federazione che ne è anche l’editore e direttore responsabile, che fino ad oggi l’ha gestita in prima persona nonostante la presenza, purtroppo di facciata, di un comitato di redazione (credo, mai convocato) che sulla carta presenta dei bei nomi. Ma naturalmente questo capitolo della storia merita un esame a parte e molto più approfondito ma quello che mi sento di dire è: più professionalità e meno dilettantismo ed approssimazione, dalla scelta degli articoli da affidare a competenti studiosi, alle sezioni che vanno programmate con interventi non sporadici ma pensati e pianificati con un rigore logico e non occasionale. Gli articoli, gli interventi vanno cercati con cognizione di causa e non ricevuti fortuitamente e a caso.

Queste sono le mie personalissime opinioni che, forse, non contano nulla per tanti ma non per me e che, forse, non cambierebbero assolutamente nulla, però, adesso che le ho dette, sto meglio e questo, per me è quello che conta!!

Castelnuovo Rangone, 22 marzo 2014