La consanguineità

(di Gianni Matranga)

 

Questo tipo di selezione rappresenta l’accoppiamento tra soggetti che hanno, in una determinata popolazione, un grado di parentela maggiore della media della stessa.

Per comprendere meglio il significato di parentela diremo che vengono considerati parenti tutti gli individui che appartengono ad una stessa linea fino agli ascendenti della 5^ generazione e relativi collaterali che sono facilmente identificabili.

In pratica basta che i due soggetti coinvolti nell'accoppiamento abbiano un ascendente diretto comune fino alla 4^ generazione.

Si rende opportuno richiamare un concetto che dovremmo ormai aver acquisito: il corredo cromosomico deriva per metà dalla madre e per metà dal padre, per cui ogni genitore partecipa per il 50% al corredo cromosomico del figlio, i 4 nonni partecipano ciascuno per il 25%, gli 8 bisnonni nella proporzione di 12,5 %, etc, per cui, quanto più un ascendente è lontano, tanto meno risulta coinvolto nel patrimonio genetico dei nipoti.

Alcune volte per la formazione di un allevamento razionale con la costituzione di un conseguente ceppo stabile viene considerato, ormai da molti, indispensabile il ricorso all’accoppiamento in consanguineità che risulta essere, pertanto, un metodo di selezione risolutivo.

Comunque, quando selezioniamo una linea di sangue, è bene non portare agli estremi tale selezione per non indebolire in maniera stabile il ceppo, ma procedere con equilibrio e semmai cercare sempre quei caratteri che attraverso una compensazione dei pregi e dei difetti ci permettano di ottenere soggetti in selezione più aderenti possibile agli standard, senza reiterare per troppo tempo accoppiamenti in consanguineità stretta.

Bisogna sempre osservare bene i propri uccelli per cercare di riscontrare, nei soggetti ottenuti in selezione anche consanguinea, alcune caratteristiche che se assenti, gradualmente farebbero estinguere il ceppo stesso. Queste caratteristiche si possono riassumere in:

  • Salute (intesa anche come il risultato di resistenza alle malattie)
  • Vigore e Fertilità (collegate fra loro e che fanno assicurare una numerosa progenie)
  • Longevità (caratteristica che ci assicurerà diverse discendenze con caratteri omogenei)
  • Carattere e Temperamento (domesticità e vitalità)

Con estrema chiarezza diremo che se alcuni accoppiamenti in consanguineità possono essere favorevoli ed attuabili, gli stessi hanno un limite.

Questo confine è rappresentato dall’apparire di alcuni difetti quali: minima schiusa delle uova, scarso numero di uova deposte, poca vitalità e tasso di accrescimento lento dei pullus.

In particolare il primo, il numero ridotto delle schiuse delle varie nidiate, è il campanello d’allarme che gli accoppiamenti operati in stretta consanguineità fino a quel momento, hanno ridotto notevolmente il cosiddetto “vigore riproduttivo” e quindi bisogna interrompere questo tipo di selezione.

L’omozigosi (espressa come "purezza" genotipica) favorita dagli accoppiamenti in consanguineità, in poche parole, fa saltare fuori subito le tare, smascherandole e mettendo l’allevatore nelle condizioni di tenerle sotto controllo o di poterle eliminare attraverso l’allontanamento dal proprio allevamento di tutti quei soggetti che le esprimono tutte od in parte.

Fare ricorso alla consanguineità, senza che ci sia nel contempo una rigorosa selezione, è una pratica inutile così come è altrettanto inutile o pericoloso introdurre nel proprio allevamento soggetti di altri allevatori che a loro volta non hanno eseguito questo tipo di selezione nel proprio allevamento.

In questi termini si può consigliare di costituire il proprio ceppo con due o più linee di sangue ottenute nel modo già descritto e non imparentate fra di loro evitando di accoppiare fratelli per più di una volta, all'interno della stessa linea di sangue, preferendo quello fra nonni e nipoti o genitori e figli e se per qualche raro motivo notiamo dei peggioramenti repentini, che potrebbero però anche rientrare, provvederemo ad incrociare due linee selettive di sangue differente a patto di prelevare i soggetti all’interno del proprio ceppo ormai stabile da anni ed indenne da malattie e tare.

Operando in questa maniera si avranno due grandi vantaggi: quello di fissare in ogni singola linea alcuni caratteri e quello di poter successivamente accoppiare fra di loro i migliori soggetti delle linee selettive ottenute al fine di migliorare ancora la discendenza, fissando in essa i migliori caratteri delle linee di volta in volta coinvolte e senza che fra di esse vi siano vincoli di parentela.

Naturalmente, anche fra coloro che fanno selezione è possibile avere favorevoli o contrari alla consanguineità, ma è innegabile che quando si posseggono in allevamento alcuni soggetti di altissimo valore, privi di apparenti tare ereditarie e provenienti da ceppo sano e conosciuto, allora la sua utilizzazione, a mio parere, è fondamentale.

L’importante, come più volte ricordato, è non abusarne mai troppo e ricorrere sempre ad una rigorosa selezione, magari associandola all'occorrenza all’accoppiamento in consanguineità.

Se il miglioramento genetico risulterà evidente si seguirà questa strada, altrimenti si potrà pensare ad inserire dei nuovi soggetti, con le garanzie e meccanismi già richiamati, appartenenti a ceppi di provata qualità di altri allevatori e riprendere il lavoro con tenacia e costanza.

Tutto questo naturalmente, deve essere accompagnato da una conoscenza di base delle leggi di Mendel che costituiscono una sicura guida per impadronirsi dei meccanismi elementari per fissare una razza, dei singoli caratteri o delle mutazioni.

Essere proprietari di una "coppia ideale" di riproduttori che a loro volta procreeranno il meglio è senza dubbio il sogno di ognuno.

Per avere una "coppia ideale" non è necessario acquistare continuamente, anno per anno, animali sopratutto provenienti da altri paesi.

Bisogna armarsi di pazienza e perseveranza nella selezione molto severa e controllata dei propri riproduttori e tenere sempre aggiornato un quaderno di allevamento dove attingere quelle notizie utili per gli accoppiamenti.

Occorre infine avere altrettanta pazienza e costanza nel leggere e studiare tutte quelle leggi della genetica che sovrintendono agli accoppiamenti in tutti gli allevamenti ed imparare ad applicarle.

Scoprire queste possibilità e relazionarle con le leggi della natura è l’arte che deve possedere l’allevatore.

tratto da "Human genetics: choice and responsibility" del British Medical Association

 

A titolo esplicativo si riporta uno schema dove il carattere x (rettangolo rosso)  si può interpretare o come fattore positivo o come un carattere che esprime una tara.

In particolare in esso viene indicato un tipo di trasmissione recessiva associata al cromosoma Z (recessiva legata al sesso) ed interessa quasi esclusivamente le femmine, i soggetti che evidenziano la mutazione nascono, da come si può notare, da padri eterozigoti e asintomatici, in media il 50 % delle figlie femmine di un padre eterozigote risulterà interessato; le femmine normali ed i maschi non portatori non trasmettono la mutazione.

L'interpretazione che dobbiamo dare a questo esempio è che in un accoppiamento consanguineo in selezione se il carattere x esprime solo caratteri vantaggiosi seguirà l'andamento riportato nello schema e pertanto successivamente vedrà riaccoppiati solo i soggetti in possesso di quel carattere per fissarlo.

Di contro se il carattere x esprimesse una tara allora bisognerebbe escludere i possessori ed i portatori ma essendo, in questo caso, il padre portatore di questa tara è senza dubbio più prudente non impiegare più anche lui in riproduzione.

In conclusione la consanguineità è sfavorevole? Direi di no se questa pratica non viene estremizzata e reiterata troppe volte all'interno della stessa linea di sangue e se i soggetti nati da questi accoppiamenti mostrano quasi esclusivamente tratti favorevoli e tra quelli sfavorevoli non vi siano, poca rusticità, infertilità, geni letali o subletali (mortalità embrionale o successivamente alla schiusa) e difetti di schiusa.

Non possiamo tuttavia ripetere che, affinché il metodo della selezione anche in consanguineità dia i suoi frutti, deve essere applicato su animali di buona qualità.

Aumentare l'omozigosi di una popolazione di cattiva qualità attraverso la consanguineità procura solo problemi e pertanto per prima cosa bisogna partire, come dicevamo, da animali di prima classe per poter attuare questa pratica senza danni.

Gianni Matranga