Una mia inutile e fantasiosa idea

(anteprima dell'articolo che sarà pubblicato sul prossimo numero

del Corriere Ornitologico, edito dall'AOT di Palermo)

Alfonsine, 27 luglio 2016

Mi è stato richiesto di fotografare, attraverso una relazione, il mondo dei Pappagalli e loro allevatori in considerazione della esperienza maturata nel settore in tanti anni di allevamento e selezione. Di formulare, poi, delle proposte scaturenti anche dalle molte opinioni raccolte attraverso il mio blog. In effetti il mondo dei “becchi storti” è molto complesso, sicuramente il più eterogeneo e diversificato rispetto a tutte le altre branche dell’allevamento amatoriale. Infatti, ho potuto rilevare che sono almeno quattro le tipologie di  allevamento degli psittacidi: 1) allevamento in selezione per attività sportive; 2) allevamento amatoriale senza finalità espositive; 3) allevamento finalizzato al pet; 4) allevamento senza interessi specifici.

Poiché lo scopo di questo articolo è fornire proposte utili alla condivisione di interessi, a  prescindere dalle diverse tipologie e finalità allevatorie, ritengo opportuno esaminarne prima le caratteristiche:

 

1) Allevamento in selezione – Rappresenta uno dei blocchi più importanti di tutto il settore ed è costituito da quegli allevatori la cui finalità è quella di riprodurre soggetti il più rispondenti possibile agli standard espositivi. Questo tipo di allevamento presuppone la partecipazione alle Mostre, dove è previsto il confronto con gli altri concorrenti. Questo gruppo è caratterizzato dalla prevalenza di allevatori di Ondulati, Pappagalli di piccola e media tagli, Agapornis in particolare che hanno trainato l’intero settore a conquistarsi spazi mai raggiunti prima. Gli allevatori che appartengono a questo gruppo aderiscono quasi tutti alla FOI, cosa che gli permette la  partecipazione a tutte le competizioni anche a carattere internazionale. Molti di essi aderiscono pure a Club di Specializzazione della stessa Federazione.

 

2) Allevamento amatoriale senza finalità espositive – Risulta alquanto difficoltoso stimare e quantificare questo ambito però sono sicuramente tanti gli allevatori di questa categoria. L’unico strumento che potrebbe fornire una dimensione abbastanza indicativa è rappresentato dall’archivio delle denunce delle nascite effettuale presso gli Uffici CITES, ma non essendo tra di loro collegati, non è possibile ottenere un quadro completo. In ogni caso esistono alcuni Club e Associazioni che raccolgono diverse centinaia di adesioni. Gli allevamenti  che appartengono a questa categoria riproducono, per la maggior parte, pappagalli di media e grande taglia, il cui obiettivo principale non è quello della selezione bensì quello della semplice riproduzione. Non trovando appagamenti nelle manifestazioni competitive, non hanno interesse ad aderire ad alcuna Federazione, preferendo un’aggregazione in soli Club specializzati in questa particolare tipologia di allevamento.

 

3) Allevamento finalizzato al pet – Questo tipo di allevamento non conosce crisi, anzi è in forte crescita perché la domanda di mercato è molto alta. E’ sufficiente dare un’occhiata ai siti che pubblicizzano la vendita di uccelli per comprendere la dimensione di questo fenomeno. Vengono richiesti in prevalenza quei tipi di pappagalli più adatti alla relazione con l’uomo (Cenerini, Conuri del Sole, Calopsitte, Roseicollis etc. etc.) che raggiungono prezzi anche molto più elevati di quelli svezzati dai riproduttori. Chi pratica in prevalenza questo tipo di allevamento lo fa per il denaro, mentre altri destinano solo una parte dei loro pullus a questo segmento di mercato per far quadrare il bilancio dell’allevamento. Siffatto tipo di allevamento poi, ha ulteriori risvolti che arrivano pure ad acquistare le uova per rivendere successivamente i piccoli in una filiera fatta da “professionisti”. Addirittura sta emergendo la figura del “Parrots trainer”, il cui compito è quello di migliorare il comportamento del pappagallo. Questi uccelli non sono animali domestici al pari dei cani e dei gatti, per cui un rapporto innaturale produce quasi sempre delle conseguenze agli sventurati (obesità e disfunzione per errata alimentazione, autodeplumazione, ovodeposizione continua, abbandono etc etc.). Questa pratica la ritengo pericolosa ed impropria a causa della perdita delle capacità riproduttive e la stessa FOI dovrebbe assumere una ferma posizione a proposito.

 

4) Allevamento senza interessi particolari – Gli allevatori appartenenti a questo gruppo sono i classici allevatori di soggetti di piccola taglia che cedono alle uccellerie le eccedenze, magari in cambio delle sementi e/o di pochi euro, e non sono iscritti a nessuna Associazione; Il loro allevamento viene gestito in economia.

 

Da questa breve illustrazione di possibili tipologie di allevamento, è opportuno rilevare i denominatori comuni ed il ruolo che la Federazione potrebbe assumere. Le quattro categorie di allevatori dovranno confrontarsi con la  “Convention on International Trade of Endangered Species” meglio conosciuta come C.I.T.E.S., e con le sue contraddizioni burocratiche tutte italiane che complicano ulteriormente i già farraginosi ed a volte incomprensibili adempimenti. Ad esso va affiancata la problematica del “benessere”, con particolare riferimento al maltrattamento degli animali. Entrambi i problemi hanno bisogno di interlocutori affidabili e preparati che rappresentino la tematica nelle sedi Istituzionali competenti. La Federazione potrebbe costituire il ruolo guida e trainante attraverso la  costituzione di un organo di raccordo fra tutte le componenti già citate attraverso incontri con questi gruppi per una azione coordinata e condivisa, per dare più forza e peso alle proprie rivendicazioni (sono a conoscenza che le prime riunioni già sono state fatte). Prendere esempio da come interagiscono le Associazioni Animaliste con il potere politico e legislativo riuscendo ad incidere fortemente nel processo formativo delle leggi.

Per fare tutto ciò il gruppo tecnico permanente, composto dalle migliori risorse presenti nel movimento e fuori di esso, potrebbe essere chiamato “Gruppo CITES & Benessere”, i cui compiti potrebbero essere riepilogati così:

 

1) Rappresentanza presso tutti gli organi istituzionali preposti a deliberare su argomenti di nostro interesse.

 

2) Nominare componenti nelle Commissioni Scientifiche e Comitati Tecnici nei vari Ministeri ed organi decentrati (Regioni, Provincie e Comuni)  ove si esprimono pareri ed orientamenti inerenti la materia di nostro interesse;

 

3) Istituire un database nel quale inserire i dati di tutti gli allevatori di Psittacidi, iscritti o non alla FOI, con particolare riferimento alle specie allevate (ottimo strumento da sottoporre al potere legislativo preventivamente);

 

4) Un riferimento (telefonico e/o informatico) al quale possano accedere tutti coloro che hanno aderito al progetto e ai quali fornire assistenza per gli eventuali quesiti;

 

5) Assicurare assistenza legale anche in convenzione per tutti quei casi in cui si venga chiamati a rispondere.

 

Il settore è uno di quelli in espansione  e di grande impatto, motivo per il quale è richiesta una particolare attenzione e pertanto quanto riportato vuole essere un contributo fattivo alla riorganizzazione di tutto il comparto.

 

Poiché a fine giugno, infine, si sono organizzati gli esami per “arruolare” nuovi giudici nel settore O.P. ho espresso nel mio blog alcune considerazioni. Preciso che non sono un giudice, ne ho cariche federali alcune e perciò ritengo di poter manifestare il mio pensiero in piena libertà. A parte la vicenda, tutta personale che qui non approfondisco, di un giudice che in una prima fase aveva rassegnato le dimissioni da esperto e poi, ripensandoci, ha chiesto di rifare gli esami, ritengo che possa esprimersi un complessivo consenso. Questo perché penso che si sia riuscito a rompere e a sostituire i vecchi e consolidati schemi con altri più equilibrati e qualificanti.

Naturalmente questo deve essere un punto di partenza e non di arrivo per poter specializzare sempre di più ed al meglio le nuove forze giudicanti perché, come dicevo in precedenza, ormai il settore dei pappagalli è uno di quelli più in crescita ed annovera allevatori molto preparati. Vista poi la vastità di “catalogo” (specie) che ogni giudice deve conoscere, per concludere, vorrei suggerire ancora una volta l’esigenza, ormai non più dilazionabile, di suddividere la categorie in due o tre specializzazioni in maniera che i giudici competenti e perfezionatisi  in uno solo dei settori possano dare il loro più qualificato contributo almeno nelle manifestazioni più importanti (campionati mondiali, italiani, mostre internazionali). Per esempio giudici specializzati nel solo settore degli Ondulati; altri nei piccoli e medi pappagalli (Agapornis, Forpus ecc), altri ancora nei grandi (Ara, Amazzoni, Aratinga, Cacatua ecc..).