Il misto di semi

Credo che sia oramai chiaro a tutti che la tipologia e la qualità dell'alimentazione che forniamo ai nostri amici pennuti è di gran lunga il fattore più importante per il loro benessere.

Il misto di semi rappresenta la base principale di qualsiasi menù alimentare, pertanto assume una importanza decisiva per quanto riguarda il raggiungimento di un corretto equilibrio nutrizionale.

Soggetti alimentati con una dieta cattiva o squilibrata possono manifestare conseguenze immediate ma anche nel lungo periodo attraverso la riduzione della fertilità ed anche dello stesso periodo di vita. 

foto 1) misto semi con girasole

Il primo problema è quello relativo alla qualità delle materie prime utilizzate per confezionare il misto.

Gran parte dei semi che compongono la formula provengono da paesi in cui la legislazione relativa alla protezione sanitaria degli alimenti, soprattutto ad uso animale, è carente o del tutto inesistente.

In particolare durante le varie fasi di lavorazione successive alla raccolta (confezionamento, stoccaggio nei paesi di origine, trasporto, ulteriore stoccaggio nei punti di distribuzione) si possono determinare molteplici occasioni di inquinamento da funghi e/o da batteri.

Per testimoniare ciò prendo a riferimento i dati forniti dalla FAO relativi al tasso di inquinamento da micotossine delle derrate alimentari: è stato accertato che il 25%  delle derrate ad uso umano risulta contaminato mentre per quelle ad uso animale la percentuale sale al 70%!

foto 2) misto semi senza girasole

Recentemente il titolare di una importante azienda miscelatrice di semi mi diceva che si vede costretto a respingere oltre il 20% dei semi provenienti dall'estero perché all'analisi prima dello scarico risultano contaminati.

Per queste ragioni mi sento di darvi un consiglio spassionato: quando scegliete il misto di semi non prendete in considerazione il prezzo ma la qualità!

Di solito il parametro che, giustamente, si prende a riferimento è il rapporto qualità/prezzo ma in questo caso direi che la qualità assume una importanza nettamente preponderante rispetto al prezzo!

La ripetuta somministrazione di semi inquinati può essere la causa di gran parte dei problemi che si manifestano in allevamento!

foto 3) etichetta di certificazione

Io, con altri amici della zona, abbiamo costituito un gruppo di acquisto (ogni 3/4 mesi ordiniamo 40/50 sacchi di misto) e dopo aver testato diverse tipologie di semi abbiamo scelto il prodotto di un fornitore particolarmente sensibile agli aspetti qualitativi.

L'etichetta ripresa nella foto 3) ne è la testimonianza.

Su ogni sacco sono apposte due etichette, su una viene evidenziata la data di scadenza ed i diversi tipi di semi che compongono la miscela mentre sull'altra (foto 3) il laboratorio interno attesta che quel lotto risulta esente da batteri (< 10 ufc/g.) e da muffe (< 100 ufc/g.)

Posso confermare di aver fatto analizzare, più volte, lo stesso prodotto presso un Istituto Zooprofilattico di fiducia e che gli esiti si sono sempre rivelati negativi.

foto 4) miscela misto 1) e 2) al 50%

Un'altro aspetto importante del misto di semi è quello relativo alla composizione della formula.

Fino ad oggi ho sempre preso per buono ciò che mi veniva consigliato da amici e da allevatori esperti perchè non sono mai riuscito a trovare uno studio, degno di tal nome, in grado di provare, su base scientifica, le esigenze nutrizionali degli inseparabili.

La foto 1) riprende un misto di semi con girasole mentre la foto 2) senza.

In estate somministro quello senza girasole con l'aggiunta di una certa quantità di scagliola mentre in inverno miscelo al 50% quello con girasole con quello senza, ottenendo il risultato di cui alla foto 4).

foto 5) residuo di misto

Auspico che sia la miscela più corretta possibile.

Sicuramente soddisfa la mia mente ed i miei occhi, ma non sono assolutamente certo che risponda appieno alle esigenze nutrizionali dei miei pappi.

Sarebbe utile che qualcuno, dotato delle competenze necessarie, mettesse mano a questa problematica partendo dalle esigenze degli uccelli e non, come al solito, da quelle commerciali.

Un terzo capitolo riguarda la corretta quantità da somministrare.  Su questo però esistono indicazioni abbastanza precise.

Un soggetto dovrebbe mangiare giornalmente una quantità di semi corrispondente al 10 - 15% del proprio peso corporeo.

Ipotizzando che un soggetto pesi 50 gr. dovremmo somministrargli

foto 6) residuo di misto

circa 7,5 gr. di semi (50*15%=7,5), più o meno il contenuto di un cucchiaio da cucina.

Confesso che io faccio molta fatica a seguire alla lettera la predetta formula e tendo ad abbondare.....nonostante mi renda conto di  commettere un errore abbastanza grave.

Un mio caro amico sostiene che si tratta di una vera e propria tara generazionale, difficilmente rimuovibile; secondo lui tutti quelli della mia età sono portati ad associare la quantità al benessere.

Le tre foto (5 - 6 e 7) testimoniano inesorabilmente quanto sia sbagliato fornire una quantità di semi superiore a quella necessaria.

Osservando i tre residui di semi rimasti nella mangiatoia si posso trarre almeno un paio di considerazioni:

foto 7) residuo di misto

1) ogni soggetto possiede un proprio gusto alimentare che può divergere anche di molto da tutti gli altri.

Nella foto 5) sono avanzati tutti i semi di girasole, di cardy e di grano, nella foto 6) grano, grano saraceno ed avena e nella foto 7) scagliola, miglio bianco, miglio giallo e qualche seme di grano saraceno.

2) appare quindi evidente come i tre soggetti che hanno consumato i semi mancanti abbiano ingerito una dieta palesemente squilibrata sul piano dei contenuti nutrizionali.

Il soggetto il cui residuo appare nella foto 5) ha assunto pochi grassi e molti carboidrati, quello della foto 6) tanti grassi e pochi carboidrati e quello della foto 7) molti grassi e proteine e pochi carboidrati

Se la quantità messa a disposizione fosse stata quella giusta sarebbero stati consumati non solo i semi preferiti (normalmente quelli grassi che sono, tra l'altro, i più dannosi)  ma anche quelli necessari per bilanciare l'apporto nutrizionale.

 

29 novembre 2009